L'economia con Amalia<p><strong>Quando muoversi per primi diventa un errore</strong></p><p>Alla fine del 2024, la SSR ha spento le trasmissioni radio FM con due anni di anticipo sulla scadenza di legge (in Europa dopo la Norvegia è la seconda nazione a farlo). Il risparmio stimato è di 15 milioni su un budget di oltre 1,6 miliardi: meno dell’1%. Una cifra modesta, che ha prodotto perdite d’ascolto pesanti.<br>La SSR ha minimizzato l’impatto, parlando di risultato “in linea con le attese”. Ma, aldilà delle attese, le cifre sono impietose. In alcune regioni la perdita netta di ascoltatori è stata tra il 25% e il 40% in pochi mesi. Nessun imprenditore avrebbe agito senza contromisure, strategie di fidelizzazione o un piano condiviso con il settore. Anche chi gestisce fondi pubblici dovrebbe evitare rischi simili.<br>I dati sono chiari, purtroppo. Rete Uno ha perso oltre il 25% degli ascoltatori, Rete Tre quasi il 40%. Le radio private ticinesi, rimaste in FM, hanno visto crescere gli ascolti. Anche le radio italiane e francesi stanno colmando il vuoto lasciato dalla SSR.<br>In economia si parla spesso di “first mover advantage”: chi si muove per primo può fidelizzare il pubblico e creare lo standard. Ma muoversi troppo presto significa rischiare di perdere utenti non pronti e regalare vantaggi ai concorrenti. È quanto accaduto alla SSR e al servizio pubblico: le private hanno raccolto gli ascoltatori lasciati indietro, mentre le radio straniere continuano in FM senza vincoli, conquistando pubblico. L’ascoltatore che non si è adattato al DAB+ ha semplicemente cambiato canale.<br>Esempi come Amazon, Netflix o Kellogg’s dimostrano che essere primi può funzionare solo se il pubblico è pronto, l’offerta chiara, la comunicazione efficace e soprattutto se si riesce a costruire un reale vantaggio competitivo. Nel caso SSR, molti di questi elementi mancavano.<br>Il problema non è solo tecnico, ma sociale: la SSR, servizio pubblico, dovrebbe garantire accesso e inclusione. Spegnere le FM ha escluso, anche solo temporaneamente, chi è meno digitale: anziani, persone meno abbienti, utenti in zone periferiche.<br>Dopo aver cercato l’accordo con le private, la SSR ha agito da sola. Le radio private possono restare in FM fino al 2026 e stanno crescendo senza sforzi straordinari, semplicemente restando dove il pubblico c’era già. La mossa della SSR appare più un atto azzardato che una strategia di sistema: nessuna vera alleanza col settore, nessun piano congiunto.<br>E non finisce qui. Finché le radio private svizzere restano in FM, il danno è contenuto. Ma se anche loro saranno obbligate a spegnere, il rischio è di lasciare il mercato FM svizzero alle emittenti straniere.<br>Muoversi per primi non è un errore, lo diventa se non porti nessuno con te. La scelta di spegnere le FM poteva avere senso, ma fatta in solitaria e senza una strategia condivisa, ha prodotto esclusione, disaffezione e vantaggi per la concorrenza. La fiducia è un capitale lento da costruire e facile da perdere: la SSR oggi paga il prezzo del non aver avuto dubbi.<br>L’Osservatore, 12.07.2025</p><p><a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://economiaconamalia.com/tag/first-mover/" target="_blank">#firstMover</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://economiaconamalia.com/tag/fm/" target="_blank">#FM</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://economiaconamalia.com/tag/radio/" target="_blank">#radio</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://economiaconamalia.com/tag/rsi/" target="_blank">#RSI</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://economiaconamalia.com/tag/ssr/" target="_blank">#ssr</a></p>